Forme farmaceutiche in fitoterapia
Forme farmaceutiche in fitoterapia

Forme farmaceutiche in fitoterapia

Immaginare di ricavare un farmaco da una pianta è complesso, eppure il mondo vegetale offre numerose soluzioni terapeutiche

Innanzitutto, è doveroso fare una precisazione. Quando parliamo di piante dobbiamo distinguere tra medicinali fitoterapici ed integratori. Un fitoterapico, o farmaco vegetale, secondo la definizione del Ministero della Salute, è un medicinale a tutti gli effetti il cui principio attivo è un estratto vegetale. In quanto farmaco, deve essere approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco AIFA, che ne valuta qualità, efficacia e sicurezza al pari dei farmaci di sintesi, e ottenere l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC). Dopodiché, lo troveremo in commercio nelle farmacie e parafarmacie, con o senza obbligo di ricetta medica a seconda dei casi. Gli integratori sono invece definiti come prodotti alimentari destinati a integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”. Mentre il farmaco fitoterapico può vantare proprietà terapeutiche, il termine integratore identifica già di per sé un utilizzo di supporto ad una carenza nella dieta e non può vantare proprietà terapeutiche.

Come può quindi una foglia, un seme o un fiore diventare un integratore o un farmaco? E quali formulazioni possiamo ricavarne?

La parte di pianta che contiene la più alta concentrazione di principi attivi e che pertanto viene utilizzata a scopi terapeutici, viene definita droga. In genere, possiamo ottenere preparazioni farmaceutiche diverse a seconda che utilizziamo droghe fresche o essiccate. L’utilizzo dei rimedi fitoterapici prevede processi e tecniche di estrazione dei principi attivi per renderli disponibili e fruibili, che dipendono dal tipo di pianta, dalla sede anatomica in cui sono concentrati i principi attivi e della loro natura chimica. Le attuali tecniche di estrazione solido-liquido sono essenzialmente basate sulla diffusione e l’osmosi.  Alla base di queste tecniche c’è un’osservazione sperimentale molto semplice: quando immergiamo una matrice solida contenente materiale estraibile in un liquido appropriato, questo comincia ad arricchirsi di sostanze chimicamente affini. Per ridurre il tempo di estrazione ed aumentare la resa, si può aumentare il tempo di contatto tra solido e liquido, aumentare le temperature, oppure realizzare più volte il contatto del solvente estraente con il solido da estrarre. Questo concetto di base vale sia per l’estrazione da droga fresca che da droga essiccata.

La materia vegetale fresca messa in macerazione con etanolo e acqua, fornisce le cosiddette tinture madri, preparati idroalcolici che possono essere utilizzate tal quali, ma perlopiù rappresentano la base per i preparati omeopatici. La macerazione alcolica seguita invece da diluizione in glicerina e acqua permette di ottenere i macerati glicerici, preparati ampiamente utilizzati in gemmoterapia e che, avendo un basso indice alcolico, possono essere assunti anche da chi ha disturbi gastrici.

Dalla droga fresca si ottengono anche i succhi mediante pressione meccanica, e gli oli essenziali tramite distillazione in corrente di vapore. Questi ultimi sono sicuramente le formulazioni più delicate sia per la volatilità dei componenti che per la pericolosità d’utilizzo. Si tratta infatti di estratti a basso indice terapeutico, che vanno utilizzati con cautela per il forte potere irritante sulle mucose.  Dal processo di estrazione degli oli essenziali, vengono ricavati anche i cosiddetti idrolati, essenze non iscritte in Farmacopea, ma che risultano ricche di molecole volatili solubili in acqua e sono molto apprezzate in ambito cosmetico.

Un’altra forma farmaceutica ottenuta da droga fresca sono gli alcolaturi, preparazioni ottenute da estrazione da droghe fresche macerate in alcol a 95° e utilizzate per principi attivi termolabili.

L’essiccamento è un processo fondamentale per lo stoccaggio e la conservazione della droga appena raccolta, in quanto permette di ridurre il contenuto d’acqua presente nella droga (secondo la F.U, grado umidità deve essere inferiore o uguale al 5%). Ciò permette di inibire le reazioni enzimatiche e la crescita di muffe e batteri.

Dalla pianta secca, otteniamo forme farmaceutiche come le tisane, la polvere o gli estratti, utilizzati nella preparazione di farmaci ed integratori.

La macerazione della droga secca seguita da percolazione del solvente permette di ottenere estratti fluidi idroalcolici o alcolici che rappresentano la base per sciroppi e forme farmaceutiche liquide. Se a questo processo di estrazione viene fatta seguire un’evaporazione parziale del solvente, si ottengono gli estratti molli: circa 6 volte più concentrati degli estratti fluidi, vengono utilizzati maggiormente per la realizzazione di supposte e unguenti.

La maggior parte dei preparati fitoterapici fa oggi utilizzo dell’estratto secco nebulizzato o liofilizzato: si tratta di un estratto in polvere molto concentrato, ottenuto per evaporazione totale ed eliminazione del solvente a temperature inferiori a 50°C. Questo tipo di estratto garantisce alte concentrazioni di principio attivo, biodisponibilità ottimale e, soprattutto, riproducibilità terapeutica, grazie ai processi di titolazione e standardizzazione del processo produttivo.


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