L’importanza del counseling in farmacia
L’importanza del counseling in farmacia

L’importanza del counseling in farmacia

Per quanto non ancora riconosciuto a livello economico, è noto a tutti, anche alle istituzioni, che il farmacista, nell’atto della dispensazione di un farmaco, svolge anche un ruolo di educatore al suo corretto utilizzo e può incentivare l’aderenza alla terapia, con i benefici connessi

Nel corso degli ultimi anni sono stati effettuati diversi studi clinici, alcuni anche in Italia, proprio con l’obiettivo di analizzare l’importanza del ruolo del farmacista nel migliorare la comprensione della malattia e dell’importanza della terapia nella gestione della stessa, ma anche l’aderenza alle terapie; questi studi potrebbero fornire il razionale a un riconoscimento in tariffa di queste attività che normalmente il farmacista svolge a corollario della dispensazione di un medicinale, ma che potrebbero essere strutturati in maniera più sistematica.

In generale queste attività sono raggruppate sotto il nome generale di counseling, anche se questo ha una sua precisa definizione e soprattutto dovrebbe richiedere una formazione specifica, come quella prevista dai counselor professionisti.

Il counseling: una definizione non così scontata

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il counseling è un “processo che, attraverso il dialogo e l’interazione, aiuta le persone a risolvere e gestire problemi e a prendere decisioni; esso coinvolge un ‘cliente’ e un ‘counselor’: il primo è un soggetto che sente il bisogno di essere aiutato, il secondo è una persona esperta, imparziale, non legata al cliente, addestrata all’ascolto, al supporto e alla guida” (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1989).

Il counseling è quindi un’attività precisa, da non confondere con le istruzioni normalmente fornite per l’impiego del farmaco durante la dispensazione o con un consiglio su come gestire il proprio stato di salute. È un processo focalizzato, limitato nel tempo e specifico, mirato a risolvere o gestire problemi, attraverso le strategie di coping, cioè la capacità di fronteggiare le nuove situazioni, anche quando fonti di disagio. Il counseling è quindi uno strumento che permette di valorizzare le proprie risorse personali, migliorare le relazioni con gli altri e trovare un’efficace soluzione ai problemi.

È un processo dove un ruolo fondamentale lo gioca la comunicazione, in quanto è caratterizzato non solo dalle conoscenze specifiche nel campo in cui viene effettuato, ma anche di abilità e strategie comunicative e relazionali, per rendere possibili scelte e cambiamenti in situazioni percepite come difficili.

I presupposti di un counseling efficace

Per poter realizzare un counseling efficace, i presupposti sono la congruenza/autenticità, l’accettazione incondizionata e l’empatia.

Il counselor infatti deve essere autentico, non mascherarsi dietro la professione. Esempio pratico e banale, ma facilmente riconoscibile è il consiglio dell’astensione al fumo dato dal fumatore, o l’attenzione al controllo del peso dato dalla persona in sovrappeso, quando questo consiglio non è associato onestamente all’ammissione della propria incapacità di metterlo in pratica.

Il secondo attributo di un bravo counselor è la capacità di offrire accoglienza ricca di tolleranza, rispetto ed empatia così come la capacità di accettare con rispetto opinioni diverse dalle proprie.

L’empatia consente infine di vedere il mondo attraverso gli occhi del cliente.

Questi presupposti si uniscono alla capacità di chiedere informazioni ai clienti, le cosiddette “question skill”. Si tratta della capacità di formulare domande aperte, in modo tale che il cliente/paziente possa ampliare la risposta ed esporre le proprie opinioni nella risposta. Diventa quindi possibile arrivare a verbalizzare dubbi e preoccupazioni, spesso neanche chiari al paziente stesso.

Durante il processo di counseling, è fondamentale la riformulazione, cioè ridire da parte del counselor con le stesse o con altre parole, quanto appena dichiarato; l’obiettivo è restituire al cliente quanto  è riuscito a verbalizzare, dimostrando al contempo di aver ascoltato con attenzione, capito i contenuti e compreso i vissuti.

È durante la fase del feed back che si rimanda invece il vissuto emotivo, con osservazioni di carattere emotivo comportamentale, espresse come osservazioni dirette, con la loro descrizione invece del giudizio (ad esempio, descrivere un tono di voce elevato o estremamente basso invece di dichiarare la persona aggressiva o timida).

Il counseling in ambito sanitario

L’evoluzione della medicina, che ha reso croniche patologie un tempo incurabili, e in generale il coinvolgimento del paziente nelle scelte terapeutiche, mentre un tempo la decisione era unicamente affidata al medico, che poteva addirittura decidere di non comunicare una diagnosi infausta a un paziente, hanno reso necessarie capacità comunicative da parte dei sanitari e all’interno di queste capacità comunicative un ruolo lo ottiene anche il counseling.

La condivisione della cura tra sanitario e paziente presuppone che l’assistito abbia una comprensione del suo stato di salute, che sia in grado di esprimere chiaramente le proprie opinioni al riguardo e che sia capace di esprimerle chiaramente, in modo tale che la cura sia scelta non solo in relazione ai dati di efficacia ma anche in relazione a sue scelte di qualità della vita.

Questo approccio apre le porte al counseling e alla relazione di aiuto da parte di tutti i professionisti sanitari, non solo quindi del medico, ma anche del farmacista. Il counselling può essere tradotto efficacemente come “una consulenza all’interno di una relazione d’aiuto” e, in questa traduzione, sono facilmente individuabili i due obiettivi del counselling: da un lato la consulenza identificabile con il bagaglio tecnico-scientifico (educational goal) del farmacista e, dall’altro, le abilità comunicativo-relazionali (helping goal), che consentono di costruire la fiducia e creare l’alleanza terapeutica con il paziente in modo da “aiutarlo” ad ottenere il massimo beneficio e il minor rischio dalla terapia. Non a caso il Ministero della Salute ha introdotto il counseling in Farmacia e il farmacista counsellor nelle Linee di indirizzo sugli strumenti per concorrere a ridurre gli errori in terapia farmacologica nell’ambito dei servizi assistenziali erogati dalle Farmacie.


Box: Cosa può fare il farmacista come counselor

Rivolgere all’utente domande chiare ed efficaci, per valutare e migliorare la sua conoscenza rispetto ai medicinali che sta assumendo, identificando eventuali effetti collaterali ed eventualmente indicando delle soluzioni, al fine di ridurre l’utilizzo inappropriato di medicinali.


Intervenire su eventuali errori commessi dall’utente nella gestione del medicinale, quali la dimenticanza delle dosi, l’eccessivo ricorso di medicinali al bisogno o l’impiego dei medicinali da banco che interferiscono con la cura prescelta.

Promuovere una corretta aderenza terapeutica, attraverso specifici questionari da somministrare all’utente.

Promuovere il ricorso al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), come strumento che consente il monitoraggio e l’appropriatezza del consumo di medicinali, per supportare al meglio l’utente durante l’intera terapia.

L’esempio del NHS

Il mondo anglosassone è molto avanti nella messa in pratica del counseling in farmacia. Per esempio, la quasi totalità delle farmacie inglesi dispone di un’area di consultazione privata, dove vengono effettuate una serie di azioni di formazione rivolte ai cittadini, appositamente rendicontate in report di sintesi al NHS (il sistema sanitario nazionale), tra cui:

  • la revisione periodica della terapia cronica (Medicine Use Review, MUR), durante la quale si verifica, almeno una volta all’anno, quali siano tutte le terapie che il paziente assume, anche in relazione ai medicinali di automedicazione, al fine di verificare che non siano presenti duplicati (ad esempio, l’assunzione di due differenti antinfiammatori) o prodotti in grado di interferire con alcune delle patologie che il paziente presenta e in generale con l’obiettivo di semplificare la terapia e di conseguenza di migliorarne l’aderenza;
  • i New Medical Services, destinati a pazienti ai quali è stato prescritto per la prima volta un farmaco per una patologia cronica; durante questo colloquio, che si effettua 15 giorni dopo l’inizio di una nuova terapia, si discutono eventuali problemi, effetti collaterali, preoccupazioni o mancata aderenza al nuovo farmaco; questo colloquio viene ripetuto dopo altri 15 giorni.

Sono stati inoltre realizzati altri progetti, come la sperimentazione Community Pharmacist Consultation Service (CPCS) per pazienti con patologie che richiedono interventi urgenti o con problemi di salute minori, la campagna Stay Well Pharmacy, dedicata a genitori/tutori di bambini sotto i 5 anni, così come è stato autorizzato recentemente la possibilità di realizzare questi servizi in televisita.
Tutti questi servizi sono rimborsati dal NHS.

Conclusioni

Se in Italia finora sono stati realizzati singoli progetti spontanei, come il progetto i-MUR sulla revisione delle terapie croniche realizzato da FOFI nei pazienti asmatici, o progetti proposti dalle singole regioni, come Veneto e Piemonte dedicati all’aderenza di particolari patologie, come il diabete o l’asma/BPCO, l’esempio inglese è fondamentale in quanto sono progetti realizzati nella pratica clinica e associati a una tariffa di rimborso; queste attività, che spesso erano realizzate dal farmacista su base volontaria e nell’ambito di una generale fidelizzazione del cliente, sono invece riconosciuti come fondamentali per gli scopi di salute previsti dal Sistema Sanitario e per questo adeguatamente remunerate.

Il farmacista in quest’ottica non è quindi solo il dispensatore di medicine, ma anche una figura fondamentale nella filiera della salute, consentendo al paziente il massimo dei risultati con il minimo dei rischi connessi alla terapia.



Il contributo della farmacia territoriale al miglioramento dell’aderenza alle terapie | Recenti Progressi in Medicina
Fondata nel 1946, Recenti Progressi in Medicina è una rivista mensile, indicizzata in MEDLINE/PubMed, Embase, Google Scholar, Scopus e Cabells. L’ambito della rivista è la ...

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