Self care: l’importanza della cura di sé nel mondo attuale
Self care: l’importanza della cura di sé nel mondo attuale

Self care: l’importanza della cura di sé nel mondo attuale

Il 25-30% degli acquisti di integratori e medicinali di automedicazione è guidato dal farmacista e il 42% dei clienti utilizza i servizi offerti dalle farmacie, un numero che ha avuto un incremento del 50% dall’avvento della pandemia

Questi numeri forniscono un quadro del ruolo fondamentale che il farmacista possiede nel mondo del self care, con un’importanza amplificata dalla pandemia che ha appunto evidenziato i punti deboli di un sistema sanitario centrato fondamentalmente sugli ospedali e sui medici specialistici, con la farmacia che ha però dimostrato di essere l’unico presidio territoriale in grado di reggere l’urto dell’emergenza e in grado di garantire un supporto quantomai utile e fondamentale in numerose attività anche non direttamente connesse alla dispensazione dei farmaci, quali l’esecuzione di tamponi e delle vaccinazioni.

Ma da quale contesto emergono questi numeri e quale interpretazione dare loro?

Già Avicenna, medico e filosofo persiano vissuto intorno all’anno mille, sosteneva che lo scopo della medicina era preservare lo stato di salute e, solo alla fine, curare l’eventuale malattia, ponendo le basi teoriche sulla necessità della prevenzione e dell’autocura.

E mai come in questi ultimi due-tre anni è emersa chiaramente l’importanza dell’attenzione individuale al proprio stato di salute e come siano fondamentali i comportamenti e le attenzioni che il singolo individuo attua per preservare il suo stato di salute.

Il mondo occidentale non era più abituato a confrontarsi con un rischio infettivo; al contempo, la pandemia non ha annullato tutte le malattie non trasmissibili e si stanno già valutando le conseguenze cliniche e sociali dovute ai ritardi nei programmi di screening oncologici piuttosto che nella riduzione delle visite di controllo per le patologie croniche.

Cosa può fare allora il paziente per mantenere un buono stato di salute?

Gli strumenti sono cambiati rispetto al passato e una soluzione è nelle mani o nelle tasche di tutti. Già nel 2020 erano oltre 350.000 le App di salute, fitness o mediche disponibili per i consumatori di tutto il mondo negli store pronte da essere installate sul proprio device. Un numero in continuo aumento, con una media di oltre 250 nuove App caricate ogni giorno. Se fino al 2015 nella maggioranza dei casi si trattava di App che avevano come tema principale il wellness, negli ultimi anni stanno sempre più aumentando e sono oramai la metà quelle dedicate a supportare i pazienti affetti da una specifica malattia, soprattutto per quelle mentali e per i disturbi comportamentali.

Il risultato è che in Italia, nel 2021, una persona su quattro ha utilizzato una App per la salute, in particolare:

•      65% per monitorare sport/movimento

•      34% per controllare alimentazione/dieta

•      22% per ricordare l’assunzione di farmaci

•      16% per monitorare indici di salute

Anni fa nessuno avrebbe mai potuto immaginare quella che è ora una realtà: una App autorizzata come dispositivo medico a disposizione del paziente per migliorare alcuni aspetti di una malattia, dall’aderenza al supporto nella gestione degli effetti indesiderati.

Il fatto che siano sempre più disponibili e utilizzate App per monitorare lo stato di salute, fa pensare che anche nel momento in cui si decide di acquistare beni connessi alla condizione fisica, come farmaci di automedicazione e integratori, queste attività siano effettuati nel mondo digitale. Ma la realtà mostra un quadro diverso: si può infatti osservare che il 63% degli acquisti sono ancora effettuati in farmacia, il 15% in parafarmacia e percentuali ancora minori nella grade distribuzione o in altri negozi. Il 25% degli acquisti è effettuato su web, con percentuali superiori di acquisti effettuate nei negozi virtuali di farmacie e parafarmacie rispetto al colosso della distribuzione, Amazon, che raggiunge il 40%. Se la principale leva per l’acquisto online è la convenienza economica, chi predilige i negozi fisici lo fa anche perché sente l’assenza del confronto con il farmacista.

La prevenzione e la proattività nella gestione della salute guidano il consumatore all’acquisto; analizzando la lista della spesa, emerge che nell’86% dei casi sono presenti farmaci OTC per la terapia del dolore e nell’83% antinfluenzali.

Nel 74% sono preparati multivitaminici, ma nel 61% dei casi gli integratori/farmaci agiscono sulla funzionalità gastrica e gli integratori nel 59% dei casi sono destinati a migliorare la funzione intestinale.

Se si tiene conto del trend influenzale, dell'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19 e se si ipotizza che non subentrino modifiche a livello regolatorio nei prossimi tre anni, si prevede nel 2022 un mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione (OTC e SOP) in ripresa e un consolidamento del trend positivo nel biennio successivo, sia per i valori assoluti di spesa sia per i volumi. Le classi terapeutiche dei farmaci contro le infezioni dell’apparato respiratorio, degli analgesici e dei medicinali per l’apparato digerente rappresenteranno più del 70% del mercato non prescription.

Sia per i farmaci da banco sia per gli integratori il principale punto di riferimento è il medico (MMG/specialista), in particolare per gli integratori che aiutano a controllare i livelli di colesterolo o che sono attivi sulla prostata.

Come evidenziato prima, il 25-30% degli acquisti è però guidato dal farmacista, mentre il 42% dei clienti utilizza i servizi offerti dalle farmacie. Quando il farmacista mette in gioco la sua professionalità nel consigliare e supportare il cliente nella gestione della salute, batte e continuerà a battere qualsiasi sito internet, che sono in grado di spostare la modalità di acquisto solo a fronte di offerte commerciali aggressive.


Fonti:
Assosalute. Numeri e indici dell’automedicazione 2022

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Iqvia. Il consumatore ibrido: il consumator journey dopo la pandemia, il web e il ruolo della farmacia.

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