Una pandemia che toglie il sonno
Una pandemia che toglie il sonno

Una pandemia che toglie il sonno

Sono sette su dieci gli italiani che dall’inizio della pandemia da Covid dichiarano di aver avuto almeno un nuovo disturbo del sonno. La colpa è attribuita allo stress nel 41% dei casi e rimane il primo fattore a rovinare il sonno, molto più nettamente di quanto rilevato sul campione totale (24%)

La pandemia ha portato con sé difficoltà psicologiche come problemi del sonno, inattività fisica e regime alimentare poco sano (o meglio, troppo abbondante rispetto al movimento); tutti gli abitanti del Nord Italia ricordano le giornate passate tra letto e divano e la caccia alla farina, perché, chiusi in casa, dediti alla cucina in tutte le sue forme: gli italiani, chiusi a casa, si sono improvvisati tutti pizzaioli e pasticcieri.

Queste opinioni, queste sensazioni che ognuno di noi si porta nella memoria e nel cuore sono però opinioni personali o sono dimostrate dai numeri?

Sono sette su dieci gli italiani che dall’inizio della pandemia da Covid dichiarano di aver avuto almeno un nuovo disturbo del sonno.

È quanto emerge dal World Sleep Study 2021, i cui risultati mostrano l’impatto della pandemia sulla capacità di dormire bene degli italiani: il 46% degli italiani, percentuale che sale al 50% nel caso di donne, mostra di avere questi problemi e questo valore deve essere confrontato con il 37% della media globale.

La colpa è attribuita allo stress nel 41% dei casi e rimane il primo fattore a rovinare il sonno, molto più nettamente di quanto rilevato sul campione totale (24%). Ed è proprio la pandemia la prima causa di questo stress per il 60% degli italiani, dato che invece scende al 47% su scala globale, dove sono i problemi finanziari a preoccupare più di ogni altra cosa.

so baby take a walk on the wild side.
Photo by Kinga Cichewicz / Unsplash

Le misure adottate per contenere la pandemia, come l’allontanamento sociale e l’isolamento hanno portato a cambiamenti dello stile di vita e a un peggioramento dello stato di salute mentale. Uno studio multicentrico ha voluto fornire una dimensione numerica, scientifica, a quella che era una sensazione e una percezione. È stato realizzato allora un sondaggio online (ECLB-COVID19) ad aprile dello scorso anno e promosso sui canali social da trentacinque organizzazioni provenienti da Europa, Nord Africa, Asia occidentale e Americhe; i risultati sono stati da poco pubblicati. Questo rapporto delinea le conseguenze mentali, emotive e comportamentali del confinamento domestico COVID-19. Questo sondaggio ha valutato la situazione “prima del Covid” e “durante il lock-down”.

Come facilmente immaginabile, il confinamento domestico causato dal Covid-19 ha provocato effetti negativi sul benessere mentale e sullo stato emotivo; sono infatti aumentate di oltre il 50% le persone che soffrono di disturbi psicosociali ed emotivi (passati dal 10% al 16,5%). Questo si è associato a stili di vita poco sani, come l’inattività fisica (+ 15,2%) e sociale (+ 71,2%), al peggioramento della qualità del sonno (+ 12,8%), a un regime alimentare poco sano (+ 10%).

L'inattività sociale e fisica, una dieta malsana e una scarsa qualità del sonno, innescate dal confinamento domestico forzato, sono risultate associate a un minore benessere mentale ed emotivo (cioè sentimenti depressivi e insoddisfatti) e questi effetti negativi evidenziano l'importanza di considerare non solo il contenimento del virus ma anche la necessità di interventi interdisciplinari per mitigare lo sforzo fisico e psicosociale evocato in caso di tali pandemie.

Uno studio analogo su un campione di oltre 1200 cittadini messicani ha segnalato che sia gli uomini sia le donne hanno riportato una scarsa qualità del sonno, ma le donne in una percentuale maggiore (79%) rispetto agli uomini (60%); le giovani donne avevano maggiori probabilità di subire l’effetto dannoso dall'isolamento sociale. Per quanto riguarda ansia e depressione, entrambi i sessi hanno riportato sintomi molto simili. Questi dati suggeriscono che condizioni di stress legate all'isolamento sociale e all'incertezza economica causata dalla pandemia possono indurre disturbi della salute mentale, che possono peggiorare con la limitazione del sonno.

Promuovere il benessere incoraggiando le persone a impegnarsi in attività fisica al chiuso e/o all'aperto, pur conformandosi alle raccomandazioni di allontanamento e igiene, può fornire benefici fisici e mentali.

I partecipanti allo studio hanno dimostrato un maggiore utilizzo (+ 15%) della tecnologia durante il periodo di lockdown. Ma è proprio l’utilizzo dello smartphone nelle ore serali e notturne che viene considerato responsabile di parte del peggioramento della qualità del sonno. L’abitudine tipicamente italiana di non spegnere mai il cellulare e di portarselo a letto innesca questo circolo vizioso tra Covid-19, stress e scarsa qualità del sonno. Lo fanno l’84% degli italiani rispetto al 75% globale e per il 42% degli intervistati italiani l’ultimo gesto prima di addormentarsi è proprio dare l’ultima occhiata al cellulare, per controllare messaggi, leggere le news e, chiaramente, un’ultima occhiata ai social.

Ma non tutta la tecnologia è dannosa: la prima strategia per prendere sonno è guardare la tv (43%).

In teoria, ma sono poco usati, sono disponibili anche strumenti tecnologici che servono a monitorare la qualità del sonno, che sarebbero utilissimi nel monitoraggio delle apnee del sonno.

Inoltre, poiché i partecipanti hanno dimostrato una maggiore accettazione dell'uso di soluzioni tecnologiche durante il periodo di reclusione, si può prendere in considerazione la promozione di uno stile di vita di confinamento attivo e sano sfruttando sistemi tecnologici.

Una ultima nota riguarda la situazione specifica degli operatori sanitari. È stato condotto uno studio sugli infermieri italiani e, se è facile immaginare che durante la pandemia gli infermieri italiani abbiano avuto un peggioramento del loro stato psicologico, lo studio ha evidenziato un aumento dei casi di ansia, insonnia, ipereccitazione e depressione, soprattutto nei meno esperti (con meno di 10 anni di esperienza) indipendentemente dal fatto di dover lavorare o meno nelle terapie intensive.

Se la qualità del sonno è un parametro che predice il recupero dei soldati dai sintomi del disturbo post-traumatico da stress, può essere per analogia considerato un parametro dello stress e del recupero anche nella popolazione generale. Diventa quindi importante per tutti sforzarsi di adottare tutte le strategie possibili per mantenere e migliorare la qualità del sonno, compreso spegnere il cellulare prima di andare a dormire!

Approfondimento a cura di: Paola Liverani
Giornata Mondiale del Sonno | Philips
Philips è un’azienda leader nel settore dell’Health Technology, la cui missione è quella di migliorare la vita delle persone dallo stile di vita sano alla prevenzione, dalla diagnosi al trattamento fino alle cure domiciliari.

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