La gestione del paziente cronico in farmacia
La gestione del paziente cronico in farmacia

La gestione del paziente cronico in farmacia

L’invecchiamento della popolazione, caratteristica consolidata dei paesi sviluppati, tra cui naturalmente l’Italia, sta modificando il quadro di morbilità e richiede un adeguamento delle risorse assistenziali, sia a livello clinico che organizzativo e gestionale

L’invecchiamento della popolazione, caratteristica consolidata dei paesi sviluppati, tra cui naturalmente l’Italia, sta modificando il quadro di morbilità e richiede un adeguamento delle risorse assistenziali, sia a livello clinico che organizzativo - gestionale. La popolazione anziana, che di per sé rappresenta la fascia di popolazione a maggior rischio di cronicità entro il 2050 ricoprirà il 33% della popolazione generale.

L’aumento dei pazienti cronici richiede una rivoluzione della governance clinica: la gestione del paziente cronico obbliga il sistema ad una inversione di tendenza culturale, con un ruolo sempre più centrale della medicina del territorio e in questo contesto rientra senz’altro anche la figura del farmacista territoriale che come ha rivelato l’attuale scenario pandemico da COVID-19 è risultato un player fondamentale nell’erogazione della continuità assistenziale.

Lo scoppio di un’emergenza sanitaria grave come quella che ci sta colpendo in questo periodo ha indubbiamente reso ancor più impellente la necessità di un rafforzamento dell’assistenza territoriale.

La realizzazione di un nuovo modello organizzativo sanitario, basato sulla deospedalizzazione e sulla continuità assistenziale, è un’esigenza da tempo avvertita nel nostro Paese, soprattutto per la gestione della cronicità e della fragilità.

I pazienti cronici richiedono una certa continuità assistenziale per periodi di lunga durata e una forte integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali. Gli obiettivi di cura per questa tipologia di pazienti sono finalizzati al miglioramento del quadro clinico e dello stato funzionale, alla riduzione dei sintomi, alla prevenzione delle disabilità e più in generale al miglioramento della qualità di vita.

L’evoluzione del ruolo della Farmacia

La farmacia, dalla seconda parte del secolo scorso ad oggi, ha subito una profonda trasformazione. Si è passati dalla farmacia “magistrale”, ossia, il luogo dove si prepara e si dispensa il farmaco, alla farmacia dispensatrice del farmaco industriale, con tutti i conseguenti adattamenti di carattere strutturale e gestionale; per arrivare ai giorni nostri ad una farmacia ancora diversa, che si apre a nuovi scenari di servizio a fianco delle strutture amministrative e sanitarie dei sistemi regionali.

Il farmacista, oggi, nel rispetto del proprio ruolo professionale, è in grado di fornire al paziente un’assistenza più coerente con la nuova domanda di salute e di proporsi come autorevole referente del percorso di cura, assumendo una posizione strategica nelle attività di potenziamento della sanità territoriale.

Alla base di tutto ciò c’è il rapporto fiduciario che il farmacista è riuscito ad instaurare nell’arco degli anni con la propria comunità, consentendogli, oggi, di partecipare attivamente al processo di educazione, informazione e assistenza personalizzata del paziente e, in futuro - ormai non più così remoto - di poter ottenere una presa in carico del paziente efficace ed efficiente.

In particolare, il farmacista è in grado di monitorare le modalità di assunzione dei medicinali per singola patologia e, in caso di mancata aderenza alla terapia, può intervenire per evitare determinati errori ovvero, in caso di criticità, può segnalare la questione al medico prescrittore collaborando con lui in una serie di attività che, soprattutto durante la gestione delle emergenze, possono incidere sulla qualità dell’assistenza, migliorandola.

Le farmacie italiane, oggi, rappresentano il primo presidio di assistenza sanitaria sul territorio

In sostanza, il farmacista non è più soltanto il professionista abilitato alla dispensazione dei medicinali, ma diviene parte integrante di una più completa ed efficiente rete di assistenza volta a far fronte alle esigenze di salute dei cittadini nella prospettiva di un’ottimizzazione delle risorse e della qualificazione dei livelli assistenziali.

Le farmacie italiane, oggi, rappresentano il primo presidio sanitario territoriale e, durante l’intero corso della pandemia, hanno continuato a svolgere la propria funzione di tutela della salute a favore delle comunità locali, garantendo un efficace servizio sanitario di prossimità.

Il bisogno di sviluppare ulteriormente il ruolo del farmacista, anche per ridurre il carico di lavoro dei medici di base e i ricoveri inappropriati al Pronto Soccorso, senza compromettere la qualità dell’assistenza e la soddisfazione dei pazienti, è stato peraltro sottolineato nel report dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, OCSE.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Da quest’esigenza nasce il “Progetto Farmacia nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” avanzato da Federfarma, che è stato inserito all’interno del Recovery Plan, e interessa la totalità delle farmacie italiane in termini di territorializzazione del servizio sanitario nazionale. Poter contare su una farmacia in grado di garantire un’efficace dispensazione del farmaco, una fattiva collaborazione nella presa in carico del paziente cronico e un’efficiente erogazione di servizi di primo e secondo livello, va senz’altro a rafforzare la rete sanitaria territoriale con unità elementari di assistenza quali le farmacie urbane e rurali.

In questo modo, le farmacie saranno in grado di “raggiungere livelli di efficienza maggiori, rafforzando il proprio ruolo di servizio sanitario di prossimità integrato nel SSN”.

Il progetto offre un piano d’intervento suddiviso in tre pilastri:

  • La dispensazione del farmaco
  • La partecipazione della farmacia nella «presa in carico» del paziente cronico
  • La prestazione dei servizi di primo e secondo livello.

Inserendo quest’iniziativa all’interno del Recovery Plan, il governo italiano ha dimostrato di voler investire in maniera strutturale su quelle che sono le principali peculiarità della farmacia: tempestività, resilienza, prossimità

Conclusioni

Il potenziamento della medicina territoriale, in un’ottica di integrazione dell’assistenza ospedale-territorio, passa attraverso la collaborazione interprofessionale tra i diversi professionisti sanitari che, ciascuno nel proprio ambito di competenza, concorrono alla presa in carico del paziente, al fine di assicurare la miglior aderenza alle terapie dello stesso ed il corretto utilizzo delle risorse destinate al servizio sanitario nella prospettiva di una governance di sistema.

Il farmacista, in funzione delle specifiche competenze di cui è in possesso oggi, è in grado di fornire un’assistenza più ampia al paziente e di proporsi come autorevole referente del percorso di cura, in una logica orientata al potenziamento della sanità territoriale e delle prestazioni dei team multidisciplinari di assistenza. Grazie, infatti, alla diffusione capillare delle farmacie - intese sempre più come presidi sociosanitari di prossimità - e al rapporto fiduciario che il farmacista riesce ad instaurare con i pazienti, tale professionista è in grado di partecipare attivamente alle attività di presa in carico degli stessi supportando il ruolo della medicina territoriale.

Le istituzioni, attraverso l’inserimento nel Recovery Plan del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) hanno preso atto di quanto la farmacia sia centrale nell’ambito dell’assistenza territoriale - oltre alla dispensazione del farmaco - e rappresenti un forte elemento di coesione sociale.

L’attuazione di tale iniziativa potrà rivelarsi un grande risultato, non solo in termini economici per le farmacie rurali e urbane, ma anche per il valore politico di questo riconoscimento perché si riconferma, di fatto, il ruolo svolto dalle farmacie all’interno del SSN.

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